I Martha’s Laundry (ML) e gli anni ’90
I Martha’s Laundry (ML) e gli anni ’90: le impressioni Joas Haefliger (batteria, synth per i ML)
Ma i Martha’s Laundry cosa c’entrano con un festival sugli anni 90? Non sono forse, piuttosto, un gruppo “new wave”, quindi anni 80? Personalmente, se qualcuno ci chiedesse a quale periodo siamo più legati, per una questione di etichetta e di stile diremmo gli anni 80. Synth pop, new wave, basta nominare questi generi e si è subito rimandati a quel periodo.
Eppure, se devo pensare da quale periodo sono stato influenzato maggiormente, inconsciamente e più profondamente, direi gli anni 90.
Ero nel pieno della mia adolescenza a quell’epoca, e sono stato bombardato come tutti dai molti generi di quel tempo: grunge, crossover, metal, techno, drum’n’bass, trip hop, britpop. MTV e alcuni suoi programmi erano un appuntamento quasi quotidiano. È stato un periodo musicalmente molto ricco e variegato. Più che la nascita di nuovi generi musicali, direi che c’è stato un grande rimescolamento di stili e l’inizio di molti sottogeneri e incroci musicali ibridi. Il rock e il metal si sono mescolati con l’hip hop (per un breve periodo), il grunge la fece da padrone nella prima metà del decennio, la techno ebbe il suo massimo picco di sviluppo, e gruppi come Oasis, Blur, e Verve diventarono le nuove icone pop sui magazine musicali. Poi ci fu la nascita di tante band indie e alternative rock tra cui i Radiohead che, ancora non si immaginava, avrebbero poi segnato (e non poco) anche il millennio a venire. E arrivò anche il trip hop, con i Massive Attack quali massimi esponenti, a lasciare un segno che continua a nutrire le sonorità do oggi.
Insomma, di tutto e di più sono stati gli anni 90, per lo meno per quel che riguarda la scena musicale delle nuove generazioni. Non ci fu solo il grunge e Kurt Cobain, che di questo movimento ha rappresentato, con i Nirvana, una parte importante e iconica: c’erano anche i Soundgarden, i Pearl Jam, gli Alice in Chains, e tanti altri gruppi per i quali la città di Seattle era il punto di riferimento musicale e che non poco contribuirono a popolarizzare il look con camicie a quadrettoni e capelli lunghi: look considerato da molti, all’epoca, una vera e propria divisa del grunge. Ma il grunge è durato quel che è durato, e le tendenze e i fenomeni musicali all’interno del rock anni 90 si sono poi rimescolati configurandosi in nuovi modi : dal grunge si è passati al nu metal, all’industrial, al punk revival con gruppi come i Green Day e i Bad Religion, e a molti altri sottogeneri.
E intanto cosa combinavano i grandi gruppi che hanno segnato la new wave degli anni 80? U2, Simple Minds, Depeche Mode, New Order, The Cure, David Bowie, Duran Duran? Hanno cercato, chi meglio e chi peggio, di superare indenni questo decennio: che, bisogna dirlo, non è stato molto favorevole nei loro confronti, soprattutto per una questione di mode e tendenze.
Alcuni di questi gruppi però non solo è sopravvissuto agli anni 90, ma è pure stato capace di sfornare alcuni lavori eccellenti, come gli U2 con lo splendido album Achtung Baby, poi con Zooropa e Pop. Oppure Wish dei Cure (“Friday I’m in Love” se la ricorda qualcuno?).
I Depeche Mode, dal canto loro, includono per la prima volta l’uso delle chitarre oltre che dei sintetizzatori e producono i loro due massimi capolavori: Violator e Songs Of Faith and Devotion, così come il sottovalutato Ultra. I New Order per contro abbracciano maggiormente la loro parte elettronica, approfittando della popolarità della techno e del fenomeno “rave”.
Per i Duran Duran, gli anni 90 non sono stati particolarmente brillanti, anche se qualche perla c’è stata comunque, come la bellissima “Ordinary World”: forse perché loro sono sempre stati i più “anni 80” dei gruppi anni 80, forse perché troppo laccati e stereotipati nella loro immagine di gruppo new wave. Stessa sorte anche per i Simple Minds, anche se qualche disco degno di nota l’hanno prodotto pure loro in questo decennio. Sono stati anni difficili per questi gruppi, presi dal sopravvento di sonorità più ruvide e da un certo ripudio per il decennio musicale precedente, definito “plasticoso” da alcuni.
Quel che è certo è che era impossibile essere immuni dagli anni 90 e da tutte le sue influenze musicali, così diverse e variegate. Per questo sono convinto che volente o nolente è stato un periodo importante per la mia formazione musicale e per quella del gruppo di cui faccio parte.
Ancora oggi celebrati, a volte rinnegati, ma di sicuro mai dimenticati. Così sono stati i miei anni 90.
Joas Haefliger